Acquasparta: uno dei borghi più belli d’Italia

Posta su di una rupe come a sorvegliare le sorgenti che l’abbracciano  e che le diedero il nome  Acquasparta è un suggestivo borgo umbro che si stringe attorno alla sua antica roccaforte divenuta col tempo quel Palazzo Cesi, già sede della prima accademia scientifica al mondo: l’Accademia dei Lincei.

Il Comune di Acquasparta è uno dei Borghi più Belli d’Italia  per la sua storia da raccontare che tuttora si conserva tra i vicoli e le piazze del centro storico, nelle chiese e nel monumentale Palazzo del Duca Cesi che sorge proprio nel cuore della città.

ACQUASPARTA: STORIA DI UNA CITTA' TRA LE ACQUE

Pur non avendo testimonianze certe precedenti al X secolo, sappiamo che Acquasparta esisteva già in epoca romana, probabilmente come vicus accanto alla Via Flaminia che passa oggi appena fuori dal centro abitato, nello splendido complesso di San Giovanni in Butris. Poco distante, sorgeva Carsulae, città di epoca romana, posta lungo la Via Flaminia e per questo centro nevralgico del territorio.
Acquasparta comincia a comparire nei documenti ufficiali quando il Conte Arnolfo, potentissimo signore della zona, diviene proprietario del feudo che comprendeva anche Todi e Spoleto, grazie al generoso dono dell’Imperatore Ottone I di Sassonia.
E’ proprio il Conte, nel X secolo, ad aver commissionato la costruzione delle Abbazie di Santa Barbara e San Nicolò intorno alle quali si sarebbe poi sviluppato il centro abitato di Acquasparta.
Le terre Arnolfe, così chiamate perchè proprietà, appunto, del ricchissimo e potentissimo Conte, passarono poi sotto il controllo della chiesa, in uno scambio avvenuto nel 1002 tra l’Imperatore Enrico II e Papa Benedetto VIII. Scambio che decretò un cambiamento importante: i discendenti di Arnolfo divennero dopo decadi vassalli della chiesa.
Un secolo dopo, grazie ad un documento del 1115 sappiamo che il Castello di Acquasparta passò sotto il controllo dei Farfa a seguito dell’ennesimo scambio tra i discendenti di Arnolfo e l’Abate Bernardino di Farfa. Questo scambio è confermato da un documento sottoscritto dall’Imperatore Enrico V, che conferma i possedimenti Acquaspartani ai Farfa.
Sappiamo, dunque, che il feudo rimase in qualche modo nelle mani dei discendenti del Conte che, in quegli anni, si chiamavano Bentivenga o Nobili di Acquasparta.
Fu proprio il Cardinale Matteo Bentivenga d’Acquasparta – citato anche da Dante, nel XII canto del Paradiso -a far costruire il complesso di San Francesco nel 1290 abitato dall’ordine dei Padri Conventuali.
Al Poverello di Assisi, viene anche attribuita la fondazione delle terme francescane ad Acquasparta, oggi conosciute come Terme dell’Amerino, la cui acqua Amerino è tutt’ora venduta nei grandi supermercati di tutta Italia. L’impianto termale di Acquasparta, sarà un punto di riferimento per tutta la nazione, almeno fino alla metà del Novecento.

Acquasparta, rimase sotto il controllo di Todi fino alla fine del Quttrocento, quando Papa Innocenzo VII, nel 1489 la dichiarò “terra franca”, ossia libera. Una libertà, però, costantemente minacciata dalle lotte intestine a Todi che vedevano contrapporsi guelfi e ghibellini. Il piccolo borgo Umbro, infatti, ospitò i guelfi tuderti e, di conseguenza, il sanguinoso assalto da parte di Altobello da Chiaravalle che, a sua volta, scatenò l’intervento guelfo. Questi ultimi chiesero l’intervento di Lucrezia Borgia, ospite in quel periodo a Spoleto, che inviò un vero e proprio esercito a sostegno del del borgo, grazie all’intervento di Papa Alessandro VI.
Questa mossa sarà utile al papa per riunire Acquasparta alle Terre Arnolfe per toglierla alle mire di Todi, Spoleto e Terni.
Nel 1538 la Chiesa decise di vendere il feudo di Acquasparta a Pierluigi Farnese che, a sua volta, nel 1540 lo permutò con i possedimenti di Isabella d’Alviano, figlia di Bartolomeo d’Alviano e moglie di Giangiacomo Cesi.
E’ proprio sotto la casata Cesi che Acquasparta vive il suo momento di massimo splendore ed importanza, specialmente quando il Principe Federico II Cesi, decise di trasferirsi definitivamente al Palazzo Ducale d’Acquasparta, preferendolo a Roma.
Nel 1630 Federico il Principe dei Lincei morì prematuramente e i possedimenti passarono sotto il controllo di Giovanni Federico, fratello del primo che, risiedendo a Roma, si fece rappresentare da un Governatore.

Di seguito le sorti di Acquasparta furono più o meno comuni a quelle degli altri territori papali, specialmente nel periodo Napoleonico, quando l’imperatore Bonaparte scese in Italia e conquistò e depredò numerosi tesori.
Alla caduta di Napoleone venne ripristinato il potere papale che, dal 1800, era tornato a possedere anche i territori di Acquasparta subentrando alla famiglia Cesi alla quale rimase solo il titolo.
Nel 1861 il piccolo borgo umbro entrò a far parte del Regno d’Italia e nel 1927 passò sotto la provincia di Terni, istituita in quegli anni.

PALAZZO CESI

Il Palazzo Ducale appartenente alla famiglia Cesi, il cui massimo esponente Federico II fu il fondatore dell’Accademia dei Lincei, è senza dubbio l’attrazione principale del borgo, poiché è il maggiore esempio umbro di architettura rinascimentale.
Di assoluto pregio i suoi cicli di affreschi ispirati ad Ovidio e Plutarco e il famoso soffitto a cassettoni, che celebra l’importanza della famiglia Cesi.
Sede della prima Accademia dei Lincei, ha ospitato nel 1624 lo scienziato pisano Galileo Galileo, amico e collega del Cesi, al quale venne lasciato l’onore di sperimentare il microscopio, detto “occhialino” per approfondire i suoi studi di botanica.
Il Palazzo, oggi, è una dimora storica visitabile, con un museo esperienziale che permette una visita interattiva tra le numerose sale che lo compongono.

UNA CITTA' RICCA DI MONUMENTI E CHIESE

Acquasparta, borgo medievale in Umbria, conserva tra i suoi vicoli e le sue strade, alcune tra le chiese più belle e caratteristiche della regione che, a loro volta, raccontano una storia antica e affascinante.
La chiesa principale è la Basilica di Santa Cecilia, dedicata alla Santa patrona dell’intero borgo i cui festeggiamenti si svolgono i 22 novembre di ogni anni.
La Basilica ha subito numerose variazioni nel corso dei secoli, non ultima quella che ha previsto la messa in sicurezza ed il restauro degli interni a seguito del terribile terremoto del 2016 che ne aveva danneggiato il campanile ed alcuni ambienti interni.
E’ composta da diverse cappelle, la più importante è quella dei Cesi – Liviani, all’interno della quale sono state rinvenute le spoglie dell’Eccellentissimo Duca di Acquasparta, Federico II Cesi, Principe dei Lincei e di altri membri della famiglia.
I reperti rinvenuti dall’ultima ricognizione avvenuta nel 2018 grazie alla volontà del parroco Don Alessandro Fortunati, sono costituiti da alcune parti dell’abito del Principe, l’elsa e alcune parti della spada e la suola delle scarpe in legno, perfettamente conservata. Inoltre, nell’adiacente museo parrocchiale è conservato, tra le altre cose, l’albero genealogico della famiglia Cesi.
Di fronte alla Chiesa di Santa Cecilia, nella parte opposta della piazzetta laterale, vi è la Chiesa del SS. Sacramento, oggi adibita a museo parrocchiale. Oltre a numerosi pezzi di valore, tra i quali spicca senz’altro l’albero genealogico dei Cesi, vi è un mosaico appartenente a qualche ambiente dell’antica Carsulae, conservato all’ingresso della Chiesa e di grande interesse storico – artistico.
Non troppo distante dalla Basilica di Santa Cecilia, sorge la Chiesa di San Giuseppe, voluta ed eretta dalla Compagnia di San Giuseppe e da Papa Urbano VIII nel 1626 nella zona della Contrada di San Cristoforo.
Una piccola costruzione che contiene un tesoro inaspettato: la statua lignea di San Giuseppe.
E’ inoltre presente un quadro raffigurante San Giuseppe con in braccio Gesù piuttosto raro: Giuseppe, infatti, ha un’espressione rilassata e serena ed è rappresentato in modo insolitamente maestoso.
Una particolarità che rende la chiesa un piccolo gioiello tra le vie del borgo.
Appena fuori la Porta Vecchia, invece, non distante dal Viridarium Cesiano, vi è la Chiesa della Madonna del Giglio, attualmente non visitabile a causa dei danni provocati dal terremoto del 2016.
La Chiesa apparteneva alla Confraternita della Madonna del Giglio, la più antica presente ad Acquasparta ed oltre ad avere finalità di culto, al suo fianco ospitava poveri e malati nel suo “Hospitalis Sancte Marie de Lilio” di cui oggi si conserva l’iscrizione sopra la porta dell’attuale scuola di musica cittadina.
La struttura è molto antica, ma nel corso dei secoli è stata più volte restaurata, anche da Giandomenico Bianchi, colui che progettò il Palazzo Ducale, dei Cesi.
Sempre al di fuori del centro abitato, costeggiando le mura del paese verso nord, si arriva alla chiesa di San Francesco, fortemente voluta dal Cardinale Matteo Bentivenga d’Acquasparta, nominato anche da Dante nel XII canto del Paradiso, in cui oltre a citare il prelato, cita anche la splendida chiesa.
L’edificio sorge su un vecchio lebbrosario, unito successivamente al Convento.
L’interno della chiesa è molto semplice e la vera ricchezza è data da una Madonna lignea con in braccio il bambino, chiamata dagli acquaspartani Madonna della Stella a cui sono fortemente devoti. La vera ricchezza della statua erano i vestiti con cui veniva coperta a seconda delle celebrazioni, alcuni dei quali incredibilmente ricchi, specialmente quelli donati dalla famiglia Cesi.
Nella Chiesa sono inoltre conservate delle tele francescane, una delle quali è la copia del Margheritone di Arezzo conservata oggi agli Uffizi e un vecchissimo crocifisso portato qui da San Giovanni in Budes verso la fine dell’Ottocento, quando il Regno d’Italia confiscò i beni dei Cavalieri di Malta e il conseguente abbandono della chiesa stessa.
La chiesa di San Giovanni in Budes, che sorge sulla via Flaminia, è di certo una delle più antiche e suggestive del nostro territorio.
Completamente fuori dal centro abitato, si raggiunge in auto uscendo da Acquasparta e procedendo verso il sito archeologico di Carsulae.
Il suo nome, pare essere San Giovanni in Buttis, i cui butti, ponti in latino, sono in qualche modo la base dove sorge la struttura.
La chiesa era dedicata a San Giovanni Battista ed era di proprietà dell’Ordine dei Cavalieri di Malta.
Questo edificio sacro cristiano costruito su di un ponte di una strada consolare romana di oltre duecento anni antecedente l’era cristiana, ci sta a ricordare il faticoso e fertile connubio, faticosamente realizzatosi tra cristianesimo e paganesimo, tra mondo latino – cristiano e mondo germanico.

LA TRADIZIONE ENOGASTRONOMICA UMBRA

L’Umbria è senza dubbio la patria del buon mangiare. Una tradizione che vede agricoltura e allevamenti animali come base della propria economia, ha permesso agli abitanti di preparare pietanze di altissima qualità sia per quello che riguarda la genuinità dei prodotti che per ciò che concerne il gusto. Il piatto tipico della regione, che varia nome a seconda del territorio in cui vi trovate, sono senza dubbio i “picchiarelli”.
Si tratta di una pasta fatta in casa, con farina e acqua e condita con del semplice sugo di pomodoro leggermente piccante.
E’ un piatto immancabile nelle feste di paese della zona, ma anche nelle tavole degli abitanti del territorio.
Un’altra specialità tipica è lla pizza sotto al fuoco, ossia una sorta di focaccia preparata con acqua e farina e cotta lentamente sotto la cenere del camino. Farcita poi con prosciutto e formaggio o, più tipicamente, con verdura e salsicce, è di certo un pasto gustoso e una merenda sfiziosa.
Nella zona di Acquasparta sono diversi i ristoranti in cui è possibile assaggiare i piatti della tradizione. Dal ristorante delle Sorelle Pesciaioli a Portaria (aperto tutti i giorni a pranzo e a cena e chiuso il lunedì), fino a Macerino immersi nel cuore verde dell’Umbria, dove entrambi i ristoranti presenti sapranno deliziare i vostri palati con i loro piatti forti dove il tartufo è grande protagonista.
Anche il vino è un protagonista importante delle nostre zone, così come l’olio. Una breve visita e degustazione al Frantoio Palmadori a Portaria, vi permetterà di scoprire i segreti della fine arte di produrre un buon olio dall’età più antica ad oggi.
Anche i più giovani hanno investito nella promozione dei sapori tipici del nostro territorio, quindi vale la pena assaggiare la Farina Crispo, macinata a pietra, magari acquistando una pagnotta di pane sciapo, tipico della zona. Oppure la pasta di Sofia Luchetti, facendo visita all’azienda agricola presente nella campagne del comune.
Per chi, invece, vuole provare la commistione tra piatti di gourmet abbinati ai sapori della tradizione, consigliamo Vigna del Borgo, nel centro storico di Acquasparta.

LO SPORT TRA LE VERDI COLLINE DELL'UMBRIA

Le sue splendide campagne, quei panorami che tolgono il fiato e la natura, quasi selvaggia, che lambisce i confini del nostro territorio sono la cornice in cui è possibile spostarsi in Umbria.
Esplorare il territorio in bici, lasciarsi emozionare dai castelli e dai poderi che si trovano intorno ad uno dei borghi più belli d’Italia, è senza dubbio un modo nuovo di vivere l’esperienza della vacanza in Umbria.
Acquasparta, inoltre, mette a disposizione dei suoi turisti un impianto sportivo di tutto rispetto: è per questo che, durante il periodo estivo, si susseguono campus sportivi di basket, pallone e tennis.
Inoltre, la piscina comunale con la sua splendida pineta e le quattro vasche adatte a tutte le esigenze, sono una pausa imprescindibile per chi sosta qualche giorno nel borgo umbro.

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